Carrara, visita alle cave di Michelangelo

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Vi siete mai chiesti da dove proviene il materiale di importanti opere d’arte come quelle di Michelangelo e Canova?

Storia delle cave di marmo di Carrara

Il panorama delle cave – (ph. Ilenia Maria Melis)

Carrara, un susseguirsi di panorami in continuo divenire che dalle Alpi Apuane digradano verso il mare; bianchi profili plasmati dal lavoro incessante dell’uomo; luoghi che per il prezioso marmo furono sin dall’antichità terrà di conquista.

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Immensi giacimenti di pregiato marmo che furono citati anche da Plinio nella sua Naturalis Historia il quale sottolineava come dopo il 48 a.C. monumenti e ricche abitazioni fossero realizzate in marmo lunense. Fu, infatti, proprio in epoca romana che l’attività estrattiva del marmo subì il maggior sviluppo; esportato tramite il porto di Luni, il marmo era impiegato nella costruzione di opere pubbliche e dimore patrizie.

Dopo un periodo di stasi, l’estrazione si diffuse nuovamente con l’avvento del Cristianesimo, quando il marmo era richiesto nella costruzione di edifici religiosi. Giungiamo poi al Rinascimento con Michelangelo Buonarroti che si occupava personalmente della scelta del prezioso materiale per realizzare i suoi celebri capolavori.

Michelangelo a Carrara

Michelangelo, Tomba di Giulio II, Roma – (ph. Ilenia Maria Melis)

È l’autunno del 1497 quando Michelangelo giunge a Carrara, appena ventiduenne, per procurarsi il materiale necessario alla realizzazione della Pietà; frequenti, da quel momento, le sue visite alle cave per scegliere personalmente il marmo. Matteo Cuccarellofornitore del Buonarroti, nel mese di febbraio fece trovare all’artista i marmi estratti, che poi giunsero nella Capitale solo nell’estate per sopraggiunti impedimenti. Nell’agosto dello stesso anno Michelangelo avrebbe firmato il contratto per la realizzazione di capolavori celebri in tutto il mondo.

Diverse le ragioni che spingevano il Buonarroti a recarsi personalmente a Carrara per scegliere il materiale adatto alle sue opere: la difficile reperibilità di marmo di qualità nelle gradi città dell’arte, e la volontà di conoscere più profondamente il materiale contando, inoltre, su una più ampia varietà.

L’escavazione del marmo

Le cave rappresentano secoli di storia dell’escavazione del marmo durante i quali l’uomo ne ha prelevato il materiale per opere architettoniche ed artistiche di pregio; queste si presentano in due tipologie, cave chiuse o cave a cielo aperto.

Profonde le trasformazioni avvenute nell’estrazione del marmo nel corso del tempo; un lavoro in antichità eseguito manualmente, dapprima seguendo le naturali fratture della roccia: fessure in cui venivano inseriti cunei di legno che, bagnati, dilatandosi, provocavano il distacco del masso. Le tecniche subirono un’evoluzione quando i Romani vollero estrarre blocchi di dimensioni prestabilite; da qui l’utilizzo di cunei di ferro inseriti nel perimetro del masso e percossi ripetutamente fino al distacco. Tecnica a cui si aggiungeva anche la lavorazione con sega manuale che tendeva, però, a danneggiare il materiale facendogli perdere il suo valore commerciale.

La vera rivoluzione si ebbe nell’Ottocento con l’utilizzo del filo elicoidale e della puleggia penetrante, per poi giungere al giorno d’oggi con l’introduzione del filo diamantato.

Fonte: orizzontecultura.com