Marmo di Zandobbio: i monumenti del bergamasco

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Il marmo di Zandobbio è lo storico materiale lapideo della provincia di Bergamo, ben noto fin dall’antichità. Nello specifico, si tratta di una dolomia cristallina compatta, con tessitura saccaroide, conosciuta in letteratura con il nome di Dolomia di Zandobbio. Il giacimento di età giurassica (200 Ma circa), potente 160 m circa, affiora nella fascia collinare pedemontana ad est di Bergamo, in bassa Val Cavallina, nei comuni di Trescore Balneario e Zandobbio.

caratteristiche del marmo di Zandobbio

Il marmo di Zandobbio è un materiale lapideo ad uso principalmente ornamentale, come testimoniato dai numerosi manufatti artistici (tra cui are, epigrafi e lapidi) provenienti da molteplici scavi archeologici eseguiti in Città Alta e in altre località limitrofe alle zone di estrazione nel bergamasco.

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Dal punto di vista fisico-meccanico, il marmo di Zandobbio è caratterizzato da un’elevata resistenza a compressione e a flessione (anche dopo cicli di gelo-disgelo), nonché da un’elevata durevolezza. Esso dimostra, inoltre, una buona attitudine alla lavorabilità e un buon grado di resistenza all’abrasione. Dal punto di vista petrografico, questa pietra risulta costituita da cristalli romboedrici di dolomite di origine diagenetica, con subordinata calcite spatica tardiva e tracce di albite autigena.

cave ed estrazione

L’estrazione e il conseguente utilizzo del marmo di Zandobbio sono noti almeno dal I secolo dopo Cristo e il suo giacimento di età giurassica affiora nella collina tra Trescore Balneario e Zandobbio, da cui il nome. La modalità di coltivazione di questa pietra, a gradoni discendenti, prevede il solo utilizzo del filo diamantato, escludendo del tutto l’uso di esplosivi, anche per le fasi di scopertura del giacimento e di rimodellamento del ciglio di scavo, data l’estrema vicinanza con il centro storico di Zandobbio.

La Provincia di Bergamo ha concesso l’autorizzazione all’estrazione dalla cava storica, in prossimità del centro cittadino di Zandobbio, solo nel febbraio 2004, dopo aver ricevuto il parere favorevole del Servizio Cave Provinciale. Oltre alla raffinatezza della cromia e al fatto di essere molto duttile, la pietra è stata scelta nei secoli e viene scelta tutt’ora per le sue caratteristiche fisico-meccaniche, quindi per la resistenza meccanica al gelo/disgelo, per la sua durevolezza e per il buon grado di resistenza alle azioni abrasive.

impieghi del marmo di Zandobbio

Il marmo di Zandobbio costituisce un elemento architettonico caratteristico nel contesto edilizio bergamasco, come dimostrano le numerosissime opere, appartenenti a diverse epoche storiche, presenti sia a Bergamo che in altre località vicine alle aree di estrazione. Tra queste:

  • la colonna di Sant’Alessandro in Colonna (IV sec.) in Città Bassa e la colonna di San Lorenzo in Città Alta (755 d.C.);
  • la chiesetta romanica di San Giorgio in campis a Zandobbio del X-XI sec;
  • i capitelli e le lapidi rinvenute nella Rotonda di San Tomè ad Almenno San Bartolomeo;
  • i gradini e le pavimentazioni a quadri del protiro settentrionale e il basamento dei due leoni stilofori del protiro sud della Basilica di Santa Maria Maggiore in Città Alta (1353);
  • le Fontane di San Pancrazio (1549) in via Gombito, del Delfino (1740) in via Pignolo, di Sant’Agostino (XVI sec.) e del Contarini (1781) in piazza Vecchia;
  • il Palazzo del Credito Bergamasco con l’antistante fontana (“bomboniera”) opera di Leone Lodi (1935), il porticato del Palazzo della Banca Popolare di Bergamo, l’orologio, la nicchia e il finestrone della Torre ai Caduti, vari elementi decorativi del Sentierone, del Palazzo delle Poste e delle Assicurazioni;
  • le Porte di Prato in via XX Settembre in città Bassa.

Fonte: www.marmomac.com