La Cina taglia i tassi d’interesse ai minimi storici per contrastare l’impatto dei dazi statunitensi

Photo by Dominik Lückmann on Unsplash
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In una mossa decisiva volta a sostenere l’economia e a mitigare l’impatto delle crescenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti, la Banca Popolare Cinese (PBOC) ha ridotto i tassi d’interesse chiave ai minimi storici.

Per la prima volta dopo sette mesi, la PBOC ha tagliato i tassi di riferimento per il credito, nel contesto di un ampio pacchetto di stimoli annunciato all’inizio del mese. In particolare, il tasso primario di prestito (Loan Prime Rate – LPR) a un anno è stato ridotto dal 3,1% al 3,0% e quello a cinque anni dal 3,6% al 3,5%, entrambi livelli mai registrati prima.

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Gli LPR sono calcolati mensilmente sulla base delle segnalazioni di 20 principali banche commerciali cinesi e rappresentano i principali parametri di riferimento per i prestiti: quello a un anno influenza soprattutto i finanziamenti alle imprese e alle famiglie, mentre quello a cinque anni è usato come riferimento per i mutui ipotecari.

La decisione arriva alla vigilia di nuovi colloqui commerciali tra Pechino e Washington in Svizzera. Parallelamente, la banca centrale ha tagliato di 10 punti base anche il tasso di riacquisto a sette giorni (reverse repo) e ha ridotto il coefficiente di riserva obbligatoria (RRR) delle banche di 50 punti base, aumentando la liquidità nel sistema.

Segnali contrastanti dai dati economici

Nonostante questi interventi, i dati economici più recenti mostrano segnali contrastanti. Il PIL cinese è cresciuto del 5,4% nel primo trimestre del 2025, superando le aspettative. Tuttavia, l’incertezza commerciale continua a mettere a rischio l’obiettivo annuo di crescita del 5%.

La produzione industriale ad aprile è cresciuta del 6,1% su base annua, superando le previsioni (5,5%), indicando una certa resilienza del settore produttivo. Anche le esportazioni sono aumentate dell’8,1% rispetto ad aprile 2024, ma le spedizioni verso gli Stati Uniti sono crollate del 21%. L’aumento delle esportazioni verso il Sud-est asiatico e l’Unione Europea ha parzialmente compensato il calo.

I consumi interni rimangono deboli: le vendite al dettaglio sono aumentate solo del 5,1%, al di sotto delle attese (5,5%), segnalando cautela tra i consumatori cinesi.

Gli investimenti fissi sono aumentati del 4% nei primi quattro mesi dell’anno, ma quelli nel settore immobiliare sono diminuiti bruscamente del 10,3%, evidenziando la continua fragilità del comparto edilizio. Nota positiva, il tasso di disoccupazione è sceso al 5,0% in aprile, rispetto al 5,2% di marzo.

Reazioni dei mercati e analisi degli esperti

I mercati finanziari hanno reagito prontamente. L’indice Hang Seng di Hong Kong ha aperto in rialzo dell’1,3%, mentre lo yuan offshore si è leggermente indebolito rispetto al dollaro.

Tuttavia, gli analisti avvertono che l’effetto dei tagli ai tassi potrebbe essere limitato. «A margine, i tagli possono offrire un piccolo sostegno alle azioni, ma erano ampiamente previsti e non è l’accesso al credito il vero ostacolo: è la mancanza di fiducia», ha dichiarato David Scutt, analista di StoneX in Australia. «Il governo deve fare di più, anche attraverso la politica fiscale, per stimolare la fiducia», ha aggiunto.

Previsioni al rialzo, ma le incertezze restano

Nonostante le difficoltà, diverse banche d’investimento globali hanno rivisto al rialzo le loro previsioni di crescita per la Cina, in seguito all’accordo temporaneo tra Pechino e Washington per sospendere i dazi per 90 giorni.

Goldman Sachs ha aumentato la sua stima per la crescita annuale del PIL cinese al 4,6% dal precedente 4%, sottolineando che la ripresa del dialogo tra le due potenze riduce i rischi di fraintendimenti strategici. Anche Nomura ha alzato la previsione di crescita del secondo trimestre dal 3,7% al 4,8%, citando la ripresa delle spedizioni verso gli Stati Uniti. «Il carico anticipato sarà inevitabilmente seguito da un effetto di compensazione dopo la fine della tregua commerciale, prevista per il 12 agosto», ha dichiarato la banca.

Tuttavia, molti analisti restano scettici sul fatto che la Cina riuscirà a raggiungere il suo obiettivo del 5%. Secondo loro, al di là delle misure monetarie, sarà fondamentale rafforzare la fiducia tramite stimoli fiscali più incisivi.

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