Milano: Da Donatello a Michelangelo, al Castello Sforzesco la scultura mostra l’anima

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La scultura italiana del Rinascimento faro-guida per tutta l’arte e il gusto d’Europa. Si apre oggi al Castello Sforzesco Il corpo e l’anima. Da Donatello a Michelangelo, che accoglie fino al 24 ottobre 120 opere provenienti dalle raccolte museali più importanti del mondo.

La mostra scatta una polaroid ai grandissimi scultori e anche pittori attivi in Italia fra il 1453 e il 1520: dal ritorno di Donatello a Firenze alla morte di Leonardo e di Raffaello.

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In poco più di sessant’anni si è fatta l’arte Rinascimentale italiana, ovvero il gusto che ha influenzato tutto il mondo. All’appello rispondono Donatello, Leonardo, Raffaello, Verrocchio, Michelangelo, Bambaia, Pollaiolo, Cristoforo Solari, Andrea Della Robbia, Tullio Lombardo (foto a destra), Giovanni Angelo Del Maino con le loro opere plasmate dal marmo al bronzo, al legno, per raccontare movimenti/sentimenti dell’uomo. Il corpo e l’anima è a quattro mani: Louvre (dove c’è già stata) e Castello, in particolare Marc Bormand, conservatore del dipartimento sculture del museo parigino, Beatrice Paolozzi Strozzi, già direttrice del Bargello, Francesca Tasso conservatrice delle raccolte artistiche del Castello.

Quattro le sezioni (Guardando gli antichi. Il furore e la grazia, L’arte sacra: commuovere e convincere, Da Dioniso ad Apoll, Roma Caput Mundi) e gran finale con Pietà Rondanini di Michelangelo (1564) che, pur essendo “fuori tempo massimo”, è «l’ideale conclusione della mostra», spiega Beatrice Paolozzi Strozzi. Il cammino che arriva alla Pietà parte dalle creazioni del rivoluzionario Donatello e di Firenze che nella metà del XV è il centro dell’arte rinascimentale, e si espande via via agli artisti del Nord, ai milanesi, padovani, bolognesi. Nella prima sezione si indaga il corpo nei movimenti, nei drappeggi, negli echi degli affreschi della Battaglia di Anghiari e Cascina. Nella seconda sezione ci si focalizza sull’arte sacra che deve commuovere senza diventare espressionistica; nella terza sezione il dionisiaco e l’apollineo dialogano e il richiamo del classico arriva dirompente dal Laocoonte, che esalta i contemporanei. Fino all’approdo a Roma, Caput mundi appunto.

Fonte: www.leggo.it