Vini lapidei: Vinificazioni in granito e in marmo

Eltrak - Cat banner ad

Due ere geologiche, due materiali, due areali, e due vasi vinari stanno sollevando non poche perplessità: quello del gallurese Andrea Addis è una conca di granito che custodisce un bianco da uve autoctone che definirei aereo.

Il secondo, quello del baroniese Marco Mossa, è una conca in marmo di Orosei che accoglie un rosso di grande struttura, ma anche qui con una bella rarefazione che giova al carattere forzuto di un cannonau con una piccola quota di muristellu.

Stonetech banner ad
Stonetech banner ad

Sia la Gallura che l’area di Orosei sono territori ricchi di cave con una storia estrattiva antica e artigiana, di pregio nei mercati mondiali. Cosa hanno in comune questi due progetti? L’idea di rivolgersi a un materiale che è parte del territorio in cui operano, disponibile e lavorabile nella breve distanza. Del resto, in Sardegna i palmenti scavati nella pietra per la vinificazione sono stati utilizzati fino al secondo dopoguerra.

In tutto questo, possiamo riassumere la narrazione sensoriale dei due vini lapidei come un equilibrio alchemico: ciò che è ha avuto origine dalla profondità della terra, dal fuoco e dal calore ospita e restituisce il sottile, l’areo e il fresco. Ciò che invece ha come esito calore e struttura origina dove un tempo remotissimo c’erano freschi fondali marini.

Andrea Addis
Marco Mossa

Fonte: www.intravino.com