Il presidente degli industriali Matteo Venturi: “Siamo il 30 per cento dell’economia”

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Il presidente degli industriali Matteo Venturi respinge le accuse della Cgil e ricorda i 960 milioni di produzione “La filiera corta regge per i marmi pregiati, ma per gli altri risente dell’alto costo della manodopera locale”.

Sono nell’occhio del ciclone, soprattuto della Cgil e vogliono rimettere la palla al centro.Gli industriali non ci stanno agli attacchi della sindacato e replicano punto per punto. Il presidente Matteo Venturi sostiene che “tendenzialmente siamo contrari a rispondere a chi polemizza anche se notiamo un gusto per la polemica ideologizzata. Quando leggiamo di ricadute parziali dal settore – spiega Venturi – mi vengono in mente sterili polmiche che portano a poco. Un settore che rappresenta il 30 per cento dei ricavi di alcune amministrazioni locali nono può venire definto maginale: è riduttivo e distorsivo rispetto alla realtà dei fatti.

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I numeri hanno la testa dura. Il valore della produzione è di 960 milioni euro, di questi 603 sono pagati a fornitori del nostro territorio, 145 alla manodopera locale. Relativamente alle nuove tecnologie ciò che si dovrebbe cogliere è che migliorano la lavorazione e incrementano la sicurezza sul lavoro in maniera significativa. Tuttavia questa rivoluzione industriale non è simmetrica con un aumento dell’escavato che addirittura ha subito una riduzione. Adesso siamo sotto le 900mila tonnellate, mentre fino agli anni Ottanta si superava il milione.

La bravura dei nostri imprenditori è cercare di escavare il meno possibile e vendere a prezzi più alti possibili. Questi comunicati non fanno bene al settore né a una distensione dei rapporti con l’opinione pubblica perché sono ideologizzati”.

Il presidente prosegue poi conla filiera corta, spiegando che in certi casi è inapplicabile. “Relativamente alla filiera su alcuni materiali pregiati è molto facile superare il 50 per cento di lavorazione in loco perché si costruiscono microstrutture di mercato il cui prezzo e la cui marginalità è in grado di assorbire e rendere competitivi anche se la lavorazione è molto onerosa. Va anche ricordato che il contratto applicato localmente è superiore a quelli di altre parti d’Italia e nel mondo.

Da sottolineare che l’appeal del marmo di Carrara a livello mondiale è ancora forte perché il mercato ce lo chiede, ma dobbiamo ricordarci che esportiamo in altri mercati di pietra naturale. Finché la seduzione del marmo di Carrara funziona questo è sostenibile, ma quando non sarà più così le cose cambieranno. Diverso è il discorso per i materiali poveri che hanno una loro dignità e non riescono a essere competitivi sui mercati internazionali e di sbocco perché sentono più degli altri della concorrenza di tanti materiali che si stanno facendo avanti”.

Fonte: www.lanazione.it