I marmi di Carrara sfidano le previsioni

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L’industria italiana del marmo sta registrando vendite ai massimi storici nonostante la COVID e il costante declino dell’economia italiana negli ultimi due anni, con 1,2 milioni di posti di lavoro persi, un terzo degli italiani che ha subito una perdita di reddito e quasi 700.000 piccole e medie imprese che rischiano ancora il fallimento.

In particolare, aziende come Franchi Umberto Marmi hanno riportato numeri impressionanti per il primo trimestre del 2022: l’azienda ha venduto marmi per 21,1 milioni di euro, con un aumento del 27% rispetto all’anno precedente. Secondo il presidente e amministratore delegato di Franchi Umberto Marmi, Alberto Franchi, “il risultato è particolarmente importante perché arriva dopo che nel 2021 abbiamo registrato vendite record, e questa ulteriore crescita nei primi tre mesi del 2022 dimostra una chiara tendenza che ci permette di guardare al futuro con ottimismo”.

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Degno di nota è anche il fatto che i clienti stanno investendo in materiali di qualità. Quasi il 60% del marmo venduto da Franchi Umberto Marmi proviene dalle linee di alta gamma Calacatta e Statuario. Franchi Umberto Marmi ha inoltre registrato un aumento del 100% degli ordini dalla Cina tra il 2020 e il 2021.

Tuttavia, il settore sta affrontando diversi problemi. Uno di questi è il marmo falso che invade il mercato internazionale. Il governo regionale sta aiutando la situazione avviando un processo di registrazione del marchio attraverso la Camera di Commercio di Massa-Carrara, che permetterà “al marmo di Carrara di difendersi finalmente da tutti i materiali d’imitazione che hanno danneggiato il suo mercato”. Questo marchio darà libertà a tutte le aziende che vorranno utilizzarlo e sarà un modo efficace per bloccare chi cerca di spacciare gres porcellanato o pavimenti vinilici per vero marmo italiano.

Un altro ostacolo per l’industria è il confronto con i gruppi ambientalisti, che considerano l’estrazione una minaccia per le Alpi Apuane. Nell’agosto 2021, il Consiglio di Stato di Lucca ha respinto un ricorso di diversi gruppi ambientalisti, dichiarando infondate le loro richieste. I legali di Henraux S.p.A., l’azienda convenuta, hanno dichiarato: “Si tratta di una sentenza storica che ristabilisce in modo assoluto il fondamentale e indiscutibile valore economico delle cave di marmo per la nostra popolazione locale […] e dichiara in modo chiaro e preciso come le cave di marmo non siano associate ad alcun danno ambientale”.

Il marmo di Carrara porterà avanti la sua eredità per molte generazioni a venire. Questa industria da quattro miliardi di euro vanta 3.200 aziende e 34.000 lavoratori e offre una qualità del marmo senza pari.

Fonte: italicsmag.com