Nel 2022 le esportazioni distrettuali toscane hanno superato ampiamente i 24 miliardi di euro, importo più che doppio rispetto al dato del 2008 e punto di massimo degli ultimi quindici anni.
Rispetto all’anno precedente, le vendite all’estero sono aumentate di 2,7 miliardi (+12,7%) e hanno superato il valore del 2019 di 3,7 miliardi di euro (+18,2%). Una parte di questi risultati è spiegata dall’aumento dei prezzi alla produzione che si è intensificato nel corso del 2022, tuttavia, stimando la variazione delle esportazioni al netto dell’effetto prezzo, si rileva come per le produzioni manifatturiere dei distretti toscani la crescita resti consistente sia nel confronto con il 2021 (+6%), sia rispetto al 2019 (+7,2%). I dati e l’analisi sono tratti dal “Monitor” dei distretti, a cura di Intesa San Paolo.
Tra i distretti del Sistema casa, si fa notare, si distingue il distretto del Marmo di Carrara, che con un’ulteriore crescita del 13 nell’ultimo trimestre realizza nel 2022 773 milioni di euro di esportazioni, sostenute in particolare dalla componente lavorata (+18,6% rispetto all’anno precedente), che ha registrato importanti crescite verso il principale mercato di riferimento, gli Stati Uniti (+26,3%, con il 45% di esportazioni per il marmo lavorato), e l’Arabia Saudita (+58%). Il marmo grezzo ha invece confermato il livello di export del 2021, frutto di una battuta d’arresto delle esportazioni verso la Cina (-12,6%), compensate da maggiori vendite in India (più che raddoppiate con il +110,6%) e in Egitto (+47,0%).
In dettaglio nel 2021 il Marmo di Carrara aveva esportato prodotti per 688,8 milioni di euro, saliti a 773 nel 2022, in valore assoluto più 84,3 milioni, il marmo pesa in Toscana per il 3,2%, rispetto al 2021 la crescita è stata del 12,2 per cento, più 9 rispetto al 2019 (anno pr Covid), nei trimesti le variazioni positivi: 18,6 nel primo, 4,9 nel secondo, 15,1 nel terzo e come detto 13 nel 4° trimestre.
Osserva Fabrizio Santucci, referente marmo di Confindustria: «Sì, confermo, il 2022 è stato un anno buono per tutte le aziende del settore, era il primo vero del dopo Covid e c’è stato un rimbalzo di tutti i settori. Il 2023 invece non è iniziato bene, chiaramente i settori merceologici seguono anche la finanza e le altre problematiche, quindi abbiamo risentito del rialzo dei tassi e dell’energia, e quindi è partito lento; tra i colleghi si sente che c’è stato un meno quindici per cento nel primo trimestre. Insomma, c’è meno slancio rispetto all’anno scorso. Aprile, maggio e giugno un po’ meglio, c’è da monitorare cosa succede soprattutto negli Stati Uniti; tutte le commesse prese nel 2019 e 2020 si sono concretizzate nel 2021 e nel 2022, ma ora ad esempio i grandi palazzi per uffici non sono ripartiti negli Stati Uniti perché molti dipendenti fanno ancora smart working, soprattuttosu New York; il residenziale sta andando bene su Miami, meno la West Coast. E neanche la Cina è ripartita».
Fonte: www.iltirreno.it